La mostra a Palazzo Esposizioni Roma propone una vasta selezione dell'intera opera fotografica di Giacomelli, dimostrando la straordinaria capacità con la quale l’autore ha attraversato e contaminato diverse discipline artistiche. Sono in mostra oltre 300 stampe originali, molte delle quali inedite e mai esposte. Il focus è sulle relazioni tra l'opera di Giacomelli e le arti visive contemporanee, con l'esposizione, lungo il percorso espositivo, di lavori di Afro (Afro Basaldella), Roger Ballen, Alberto Burri, Enzo Cucchi, Jannis Kounellis che dialogano con la poetica e la visione del fotografo.
Si parte da un confronto con le opere pittoriche e grafiche di Afro e Alberto Burri, che esplorano il rapporto tra astrazione e materia. Le sperimentazioni di Giacomelli sulla superficie fotografica riecheggiano le ricerche materiche, alchemiche e pittoriche di Afro e Burri, in una comune indagine sulla densità del nero e del bianco, sul contrasto e sul segno.
Profondamente attratto dall’arte di Afro e amico personale di Burri, Giacomelli trovò nell’arte un costante punto di riferimento, visibile nelle sue sperimentazioni, soprattutto in camera oscura. In mostra sono presenti le sue celebri serie paesaggistiche (dagli anni ‘50 al 2000), Motivo suggerito dal taglio dell’albero (1966/1968), Territorio del linguaggio (1994) e Bando (1997/1999).
Un altro significativo dialogo si sviluppa attorno al tema del realismo, attraverso il confronto con l’opera di Jannis Kounellis. In questa sezione sono esposte le serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1966/1968), E io ti vidi fanciulla (1993/1994), Lourdes (1957) e Mattatoio (1960). La dichiarata vicinanza di Giacomelli al protagonista dell’Arte Povera emerge non solo nella scelta dei soggetti, ma anche nella sensibilità estetica condivisa, fatta di riferimenti alla cultura contadina, alla materia e a una visione artistica fortemente improntata al realismo. Le opere in mostra testimoniano questa affinità, restituendo immagini intense e poetiche sulla condizione umana, sul tema della vita e della morte e sul sottile confine che le separa, tra suggestioni liriche e narrazioni.
Segue poi un confronto con l’opera di un altro artista, suo conterraneo e con il quale Giacomelli condivise anche occasioni espositive, Enzo Cucchi. Il tema di questa stanza è il paesaggio, inteso in senso ampio: non solo come rappresentazione del territorio, ma come espressione culturale, visione ed elemento identitario che definisce il legame tra l’uomo e la terra. Anche in questo caso, emergono forti richiami e rimandi tra le immagini oniriche e visionarie del pittore e quelle del fotografo, che si intrecciano in un’ampia composizione di scatti provenienti da diverse serie realizzate nel corso degli anni.
A concludere il percorso tematico è un dialogo diretto con uno dei grandi interpreti della fotografia contemporanea, Roger Ballen, che ha più volte dichiarato la sua ammirazione e il suo debito artistico nei confronti di Giacomelli. Il confronto si sviluppa attorno alle ultime opere del maestro marchigiano, tra cui Questo ricordo lo vorrei raccontare (2000), La domenica prima (2000), Astratte (’90) e Per poesie (ferri e lenzuola) (‘60/’90), in un intenso scambio tra linguaggi e sensibilità artistiche.