Le fotografie raccolte in It Can Never Be The Same sono state realizzate da Lorenzo Tugnoli in Afghanistan tra il 2019 e il 2023 — un periodo cruciale di transizione del paese. Più che un reportage tradizionale, questo libro è una riflessione sul guardare. Tugnoli si interroga su come le rappresentazioni visive possano influenzare la percezione esterna di un Paese complesso come l’Afghanistan e sulla distanza tra chi ha il privilegio di raccontare una storia e chi invece la vive.
«Avendo lavorato in Afghanistan per più di un decennio, le mie fotografie hanno contribuito alla sua rappresentazione: le immagini che vediamo, quelle che non vediamo e il modo in cui vengono contestualizzate. Con il tempo sono diventato più consapevole del potere e dei limiti di questa rappresentazione; ho iniziato a riflettere sul mio ruolo e sulla mia posizione all’interno di questo sistema e a interrogarmi sulla profondità della mia comprensione dei fatti… Sto davvero cogliendo appieno gli eventi che si svolgono davanti ai miei occhi o sto solo cercando di riprodurre un certo tipo di immaginario? Sto guardando e osservando davvero oppure sto solo cercando di emulare un film che si ripete all’infinito nella mia mente di osservatore esterno?»
Le fotografie sono state realizzate mentre Tugnoli lavorava per The Washington Post durante i negoziati di pace tra il governo statunitense e i Talebani, seguiti poi dal collasso della Repubblica afghana e dal ritorno al potere dei Talebani. Per la realizzazione del libro, Tugnoli ha collaborato con la ricercatrice Francesca Recchia per rivedere il proprio archivio con uno sguardo nuovo e cercare immagini in grado di produrre una riflessione più profonda di quella che è possibile comunicare nelle cronache giornalistiche.
«In Afghanistan ci sono molti livelli di significato che si confondono — eventi che accadono dietro le quinte e che non sono sempre visibili né facili da comprendere. E soprattutto per noi occidentali, è molto facile fraintendere ciò che vediamo.»
Le immagini del libro sono state costruite con un cosciente riferimento al cinema, con forti contrasti di luce e ombra, e ritraggono sia ampi paesaggi, sia dettagli della quotidianità che scene di guerra. La scelta formale del bianco e nero intende mettere in contrapposizione l’autenticità tradizionalmente attribuita al linguaggio del fotogiornalismo, con la percezione frammentaria di cui si fa esperienza nel lavoro sul campo del giornalista. Le vedute aeree rimandano al modo in cui gli stranieri hanno spesso fatto esperienza del paese: soprattutto attraverso visioni dall’alto — disconnessi dalla vita sul terreno. Tugnoli ha deliberatamente cercato sequenze ambigue, prive di chiarezza. Questi frammenti di luoghi ed eventi, privi di risoluzione narrativa, invitano lo spettatore a cercare indizi e a dare interpretazioni multiple. Il fotografo ha deciso di collocare le didascalie solo alla fine del volume — un invito per il lettore a perdersi nel “mondo” del libro, costruendo la propria esperienza nel Paese prima di poter avere tutte le informazioni per capirlo.
«Spero che il libro possa contribuire a una discussione più ampia su come percepiamo i Paesi che hanno vissuto occupazioni, sull’etica del racconto e sugli effetti duraturi degli interventi stranieri in nazioni come l’Afghanistan.»
Il libro è accompagnato da un testo del giornalista e scrittore Habib Zahori, incentrato sulla vita familiare quotidiana in Afghanistan. Un testo che si contrappone agli approcci tradizionali dei media, che spesso distolgono l’attenzione dall’individuo. Il saggio conclusivo è firmato dall’autrice e ricercatrice Francesca Recchia.
Questo libro è stato pubblicato grazie al contributo di EMERGENCY.
Lorenzo Tugnoli è un fotografo italiano con base a Barcellona, attivo in Medio Oriente e Asia Centrale. Ha vissuto in Afghanistan dal 2009 al 2015 e da allora è tornato regolarmente. The Little Book of Kabul, la sua collaborazione con la scrittrice Francesca Recchia, è stato pubblicato nel 2014 e ritrae Kabul attraverso la vita quotidiana degli artisti della città. Tra il 2015 e il 2022 ha vissuto a Beirut, in Libano. Fotografo a contratto con The Washington Post, ha pubblicato i suoi lavori su The New Yorker, Time Magazine, The New York Times e The Wall Street Journal, tra gli altri. Vincitore del Premio Pulitzer per la Fotografia nel 2019, i suoi lavori sono stati premiati dal World Press Photo nel 2019, 2020 e 2021 e dal Bayeux Calvados Award nel 2021.
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Libreria Palazzo Esposizioni Roma
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