Un modo altro di essere al mondo. Carla Accardi e il femminismo

10 aprile 2024, dalle ore 14:30 alle ore 19:30
Giornata di studio a cura di Paola Bonani, Lara Conte, Laura Iamurri, Daniela Lancioni

In collaborazione con Dipartimento di Studi Umanistici e Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università degli Studi Roma Tre

 

Fin dagli esordi, all’epoca del manifesto di Forma, Carla Accardi è stata un’artista intensamente politica, attenta all’attualità italiana e internazionale. Nel corso degli anni Settanta il suo impegno ha generato due esperienze femministe, sostanzialmente diverse. Nel 1970 è stata tra le fondatrici, con Carla Lonzi ed Elvira Banotti, di Rivolta Femminile, uno dei primi e più radicali gruppi del femminismo italiano. Nel 1976, insieme a un gruppo di altre donne in maggioranza artiste, ha dato vita alla Cooperativa di via del Beato Angelico per far conoscere e divulgare il lavoro creativo femminile. La giornata di studi intende ripercorrere quella stagione da vari punti di vista disciplinari, mettendo a fuoco le relazioni tra pratica artistica e femminismo, sino a evidenziare la centralità dell’impegno di Carla Accardi nello scenario contemporaneo.  
 

Immagine: Carla Accardi, Autoritratto, 1946, olio su tela, cm 31 x 23, Archivio Accardi Sanfilippo 
© Carla Accardi by SIAE 2024
 
 


 
Programma

 

Lara Iamurri
“Dimenticare. Mettersi in salvo”. Accardi, Lonzi e le asperità del femminismo

Dimenticare, mettersi in salvo è il titolo di un’opera del 1978, l’anno che segna la fine delle attività della Cooperativa di via del Beato Angelico e l’allontanamento di Carla Accardi dal femminismo e dall’impegno iniziato insieme a Carla Lonzi. La loro relazione di amicizia e di condivisione critica e politica era nata intorno alla metà degli anni Sessanta e si era configurata come uno spazio femminile di riflessione emerso nei Discorsi pubblicati sulla rivista “Marcatré” o nel libro Autoritratto. Alla fine del decennio, Accardi e Lonzi, insieme a Elvira Banotti, fondarono Rivolta Femminile. All’interno delle pratiche del gruppo, risolutamente volte alla decostruzione della cultura patriarcale, maturarono, nel corso del tempo, divergenze intorno al rapporto con l’arte che divennero via via insanabili, e che indussero, infine, Carla Accardi alla scelta di lasciare il gruppo e di interrompere i rapporti con Carla Lonzi.

Laura Iamurri insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università Roma Tre. Tra le sue pubblicazioni: l’edizione degli Scritti sull’arte di Carla Lonzi (con Lara Conte e Vanessa Martini, et. al, 2012); Un margine che sfugge. Carla Lonzi e l’arte in Italia, 1955-1970 (Quodlibet, 2016). Ha pubblicato inoltre diversi saggi su Carla Accardi e sul rapporto tra arte e femminismo in Italia negli anni Settanta.
 

Paola Stelliferi
Dai margini al centro: rivolte femministe nell’Italia degli anni Settanta

Fin da quando è stato coniato alla fine del XIX secolo, il termine “femminismo” non ha indicato un movimento statico, monolitico, universale o geograficamente situato, quanto un fenomeno politico corale, multiforme, reticolare in grado di attivare, in base ai contesti, differenti processi critici di ridefinizione del politico. La storia del collettivo Rivolta femminile (fondato a Roma tra il 1969 e il 1970) verrà collocata dunque nel policromo e articolato panorama dei femminismi degli anni Settanta che, in Italia, sono stati caratterizzati da un peculiare intreccio tra dimensione locale, nazionale e transnazionale, sovvertendo non di rado i rapporti gerarchici tra centro e periferia.

Paola Stelliferi, storica, attualmente assegnista di ricerca all’Università di Padova, è specializzata in storia delle donne e di genere. Tra le sue pubblicazioni: Il femminismo a Roma negli anni Settanta. Percorsi, esperienze e memorie dei collettivi di quartiere (Bononia University Press, 2015); con Alessandra Gissi, L’aborto. Una storia (Carocci, 2023).
 

Daniela Angelucci 
Macchine astratte e impulso vitale

Nell’opera di Carla Accardi la scelta dell’astrazione ha ragioni politiche e teoriche precise, connesse, in primo luogo, alla necessità di allontanarsi dall’iconografia tradizionale e dal canone maschile. Nello stesso tempo, lo scopo indicato dalla stessa artista come fine della sua attività è l’esigenza di cogliere il fluire della vita, di “rappresentare l’impulso vitale del mondo”. Ma come tenere insieme vita e astrazione? Il concetto di macchina astratta proposto da Gilles Deleuze e Félix Guattari può aiutare a comprendere questo nesso, partendo da quella che Carla Lonzi, scrivendo di Carla Accardi, ha chiamato rinuncia alla “nevrotica presenza umanistica centro dell’universo”.

Daniela Angelucci insegna Estetica all'Università Roma Tre. È co-direttrice del Master Environmental humanities – Studi dell'ambiente e del territorio. Tre le sue pubblicazioni: Deleuze e i concetti del cinema (Quodlibet, 2012), Filosofia del cinema (Carocci, 2013), Là fuori. La filosofia e il reale (ombre corte, 2023).
 

Maria Bremer
“Un viaggio privato nello spazio culturale”. Carla Accardi, Origine, 1976

Nell’opera astratta di Carla Accardi, l’installazione multimediale Origine, con la presenza di fotografie private, prelevate dal contesto familiare dell’artista, costituisce un’eccezione dal punto di vista formale. L’intervento intende andare oltre una semplice lettura in chiave autobiografica, analizzando la prima presentazione pubblica dell’installazione durante la mostra omonima presso la galleria della Cooperativa di via del Beato Angelico a Roma nel maggio del 1976. Lo studio di Origine in quanto mostra autorganizzata, ci permetterà di specificare la posizione di Carla Accardi, nel suo duplice ruolo di donna e artista, nel contesto del movimento femminista degli anni Settanta.

Maria Bremer è ricercatrice postdoc (Akademische Rätin a. Z.) alla Ruhr-Universität di Bochum. Spaziando tra la storia dell’arte e gli studi culturali – compresi gli studi curatoriali e di genere – la sua ricerca si concentra sulla dimensione storiografica delle pratiche espositive.
 

Eva Menzio (da remoto)
Testimonianza sulla Cooperativa di via del Beato Angelico

Eva Menzio è una delle fondatrici della Cooperativa di via del Beato Angelico. Ha curato la mostra inaugurale – dedicata ad Artemisia Gentileschi nell’aprile del 1976 – di questo spazio nato per “presentare (…), studiare, raccogliere, documentare” la creatività femminile,. Daniela Lancioni inviterà Eva Menzio a dare la sua testimonianza sulla nascita della Cooperativa, sulla mostra di Artemisia Gentileschi e sull’opera Origine di Carla Accardi.

La Galleria Eva Menzio è stata attiva a Torino tra il 1980 e il 1987, in seguito Eva Menzio ha diretto la Galerie Marlborough a Monaco nel Principato di Monaco.  
 

Suzanne Santoro
Testimonianza sulla Cooperativa di via del Beato Angelico

Suzanne Santoro è una delle artiste – insieme a Carla Accardi, Nilde Carabba, Franca Chiabra, Anna Maria Colucci, Regina Della Noce, Nedda Guidi, Teresa Montemaggiori, Stephanie Ousler e Silvia Truppi – alle quali si deve la fondazione della Cooperativa di via del Beato Angelico. In conversazione con Daniela Lancioni ripercorrerà i momenti salienti di quell’esperienza.

Suzanne Santoro è un’artista statunitense che dalla fine degli anni Sessanta vive in Italia. Ha fatto parte del gruppo Rivolta femminile e nel 1976 è stata tra le fondatrici della Cooperativa di Via del Beato Angelico.
 

Lara Conte 
“Un’età indefinita che non è la mia cronologia”. Carla Accardi nel contesto espositivo contemporaneo

Nel corso della sua vita Carla Accardi ha dialogato spesso con intellettuali, artisti e artiste di più giovani generazioni. In questi anni la sua ricerca ha assunto un ruolo centrale in mostre orientate a ripercorrere il rapporto tra l’arte e il femminismo nello scenario contemporaneo. Si tratta di percorsi espositivi che non hanno confinato il discorso all’indagine storiografica ma che hanno sollecitato la riflessione sulla relazione tra attualità e storia dell’arte a partire dalla dimensione della genealogia femminile, intesa come possibilità di “trovare, ritrovare, inventare” (Luce Irigaray). Il contributo si propone di partire dall’analisi di questi momenti espositivi per mettere a fuoco l’attualità della ricerca di Carla Accardi e il suo rapporto con le pratiche artistiche contemporanee, nonché di riflettere sulla genealogia come prospettiva teorica di indagine femminista. Una prospettiva che vaporizza la narrazione lineare e consequenziale di fatti, eventi, definizioni.

Lara Conte insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università Roma Tre. Con Cecilia Canziani e Paola Ugolini ha curato la mostra Io dico io / I say I (Galleria Nazionale, Roma, 2021). Fa parte del gruppo di ricerca PRIN 2020 - La fotografia femminista italiana. Politiche identitarie e strategie di genere.
 

Giorgia Gastaldon 
“Penso che l’astrazione sia stata favorevole per me in quanto donna”: strategie femministe nella pittura astratta degli anni Settanta di Carla Accardi

Carla Accardi ha optato per la pittura astratta fin dall’inizio della sua carriera affermando che questa dimensione le era sempre sembrata più favorevole alle artiste donne, in primis per l’assenza di elementi iconografici, tradizionalmente dedicati a imprese maschili. Negli anni Settanta l’artista fu impegnata nel femminismo e al contempo lavorò alle serie dei Trasparenti e dei Lenzuoli, qui interpretate alla luce di un possibile collegamento ideativo e operativo con le sue idee militanti.

Giorgia Gastaldon è ricercatrice in Storia dell’arte contemporanea all’Università dell’Insubria e curatrice scientifica del progetto Italian Council Now we have seen. Women and Art in the Seventies in Italy della Bibliotheca Hertziana di Roma.
 
 
Elena di Raddo
L’arte astratta è maschile o femminile? Qualche riflessione

L’intervento cercherà di rispondere al perché l’arte astratta realizzata dalle donne, tranne poche eccezioni, è rimasta tanto a lungo ai margini della storia dell’arte. Gli anni del femminismo hanno contribuito a far emergere dall’oblio molte protagoniste dell’arte, ma non hanno favorito quelle artiste che scelsero l’astrazione. Così questo linguaggio artistico è stato, più di altri, a lungo associato nei manuali di storia dell’arte e nelle mostre storiche a protagonisti uomini. Le motivazioni sono di carattere storico, ma anche teorico-formale.
 
Elena Di Raddo insegna Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Brescia. Tra le sue pubblicazioni: Astratte. Donne e astrazione in Italia 1930-2000 (Antiga 2022); Con Bianca Trevisan, Astratte. Nuove ricerche sull’astrazione delle donne tra avanguardia e neoavanguardia in Italia (Electa, 2023).
 
 

Informazioni

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti con prenotazione

Auditorium - Palazzo Esposizioni Roma

Scalinata di via Milano 9a

Le prenotazioni si effettuano su questo sito fino a un'ora prima. Se non puoi venire ricordati di cancellare la prenotazione dalla tua area riservata sul sito, per permettere ad altri di partecipare. Sei pregato di arrivare 10 minuti prima dell'inizio, in caso contrario la prenotazione non sarà più valida e il posto verrà assegnato al pubblico in attesa all’ingresso.

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