Sabato 28 novembre
apertura straordinaria dalle ore 20.00 alle ore 24.00
concerto ore 21.00 e 22.30
INGRESSO LIBERO
Un’opportunità straordinaria per ammirare le creazioni di Alexander Calder animate dal suono trascinante del grande artista jazz Enrico Rava, in duo con Gianluca Petrella, astro della nuova scena musicale italiana. In occasione di Musei in Musica, il Palazzo delle Esposizioni propone una performance inedita, ispirata alle straordinarie opere di Calder, per un dialogo musicale itinerante nelle sale del Palazzo.
I suoni si fanno colore e la musica prende sostanza, e non è un gioco di parole. Ma semplicemente la testimonianza, viva e forte, di come due delle maggiori espressioni artistiche di questo e del passato secolo abbiano da sempre dialogato, avvicinate dallo stesso modello di linguaggio: il jazz e l’arte contemporanea, sia essa pittura o scultura. Il meticciaggio, l’immediatezza, la matematica, e ancora l’improvvisazione, il legame con la realtà per raccontare il mondo e reinventarlo, sono soltanto alcuni dei tratti comuni, nella tavolozza infinita utilizzata dall’una e dall’altra espressione.
Il secolo passato è testimonianza di un rapporto dipanatosi su più binari. A volte musicisti e artisti hanno collaborato per performance live, prima ancora gli uni hanno preso ispirazione dagli altri e viceversa, in un rapporto mutevole e assai fecondo, talvolta incrociando i propri saperi. Intorno alla prima guerra mondiale Francis Picabia, Man Ray sono stati i primi dadaisti ad accogliere con entusiasmo la nascente musica afroamericana, seguiti dal neoplasticismo di Theo Van Doesburg e da molti altri artisti: Otto Dix e Frantisek Kupka in testa. Il celebre movimento artistico newyorkese dell’Harlem Renaissance negli anni Venti coinvolse scrittori e pittori non solo afroamericani ma anche bianchi affascinati dalla cultura nera: il jazz diviene fonte di ispirazione per molti pittori modernisti americani di quel periodo. In Europa anche Piet Mondrian si distingue per il suo interesse. Ed Henri Matisse intitola Jazz uno dei più noti libri d'artista. E da Picasso a Basquiat di incroci ce ne sono stati numerosi. Uno su tutti? Nella seconda metà del secolo il confronto si farà ancora più animato, con esperimenti come quelli del sassofonista Ornette Coleman che non esita ad affidare a Jackson Pollock la copertina del suo album manifesto «Free jazz». Per i più curiosi il consiglio è rispolverare le metafisiche copertine di Mati Klarwein utilizzate da Miles Davis o quelle surreali di Richard Jennings per Eric Dolphy e tante, tante altre.
Un rapporto duraturo, a volte simbiotico perché l’approccio per l’una o l’altra espressione è piuttosto contiguo, appartiene alla sfera delle emozioni e prende l’abbrivio da un sapere deliziosamente profondo.
In questa serata viene riproposto e ancor più evidenziato, grazie alle note moderne, scattanti, agili di due dei più grandi musicisti italiani di diversa generazione che sono abituati a collaborare: il settantenne Enrico Rava e Gianluca Petrella, classe 1975, che proprio il trombettista fu tra i primi a sdoganare e introdurre nell’Olimpo dei grandi. Jazz dal vivo, improvvisazione serrata con tromba e trombone, per percorrere le opere di Alexander Calder. Si narra che nelle sculture di Calder, destinate ad un’enorme popolarità e apprezzate dagli artisti a lui contemporanei, come Duchamp, l’artista armonizzò forma, colore e movimento in un insieme essenziale, concepito come un universo compiuto, dove ogni elemento può muoversi, spostarsi, oscillare avanti e indietro in un rapporto mutevole con ciascuno degli altri elementi. A Rava e Petrella il compito di districarsi in un tempo metafisico, nel quale generi e stili si raffrontano ciondolando tra epoche e sfumature. D’altronde i due sono tra i musicisti italiani più sensibili a espressioni artistiche di diversa natura. Posseggono notorietà anche al di fuori dei confini nazionali, spinti dalla vocazione onnivora di cambiar pelle, guardarsi avanti pur essendo consci di tutto ciò che la storia ha messo loro a disposizione. Rava già dalla fine degli anni Sessanta, via Londra e Buenos Aires, capita a New York, la meta più ambita da ogni musicista in un’epoca di fermento culturale forse irripetibile. E Petrella, ripetutamente apprezzato nella terra dove il jazz prese piede, è la migliore espressione nazionale degli ultimi dieci anni. Tutti ce lo invidiano. Insieme non sul palco questa volta, ma tra le sale aperte di un museo, per disegnare note che prendono forma, distillare suoni che armonizzano colori.
Informazioni
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194
tel. 06 39967500